Il sabato pomeriggio, invece di farsi le vasche in centro o perdere tempo in qualche modo simpatico, il sottoscritto si ritrova in saletta a suonare con l'onnipresente Shizu e il buon Pinguino, il tastierista più fuori moda del globo. Si suona per divertirsi, per sperimentare nella scrittura di musica con una formazione inusuale. Ovvero batteria, basso e tastiera/synth. Inusuale per modo di dire dato che Emerson Lake & Palmer facevano queste cose quando i nostri genitori non pensavano neanche di mettere su famiglia.
Suoniamo, non abbiamo mai pensato di registrare e ci fa sorridere l'idea di suonare dal vivo.
Gli Zombi sono come noi. Più scarsi e con meno idee. Ma escono su Relapse e vanno in giro per il mondo.
Da oggi le nostre prove non saranno più le stesse.
Eppure gli Zombi mi sono sempre piaciuti. O meglio, l'esordio di un paio di anni fa era un bel tributo al cinema horror italiano. Argento e Fulci su tutti. Quindi erano una sorta di cover band di Goblin e Frizzi.
Ora dicono di aver scoperto il prog. Ma evidemente non hanno ancora scoperto il tasto per togliere l'arpeggiator dal synth.
Gli Zombi confezionano un disco che definire inutile è un eufemismo. Non c'è dinamica, nè un tentativo di arrangiare i pezzi studiando qualche idea che non sia uno scarto dei Goblin. I brani sono noiosi e i suoni non sconvolgono per ricerca. Il batterista non va oltre al classico tempo prog (Portnoy in confronto è un mostro di idee e originalità) dimenticandosi che era vetusto già dopo l'esordio dei King Crimson.
In parole povere, il disco suona come una jam session spompa. Di quelle che se le hai registrate ti affretti a cancellare per non farla sentire in giro.
[Dale P.]
Canzoni significative: Legacy.
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