Manuel Gagneux è un musicista svizzero trapiantato a New York che tanto tempo fa trovò una formula indubbiamente originale: mescolare il gospel con il black metal. Magia che gli riuscì benissimo nel primo disco "Devil Is Fine" anche per merito di una copertina misteriosa ma adatta e un personaggio che spuntava un po' dal nulla (ma con un passato di musicista indie elettronico) suscitava simpatia ed ammirazione. Purtroppo il gioco mostrò la corda velocemente: già il secondo disco "Stranger Fruit" non faceva certo gridare al miracolo e ripropose la stessa idea del primo disco e poco di più. Il terzo disco mostrava invece un tentativo di ripensare il progetto in modo molto più sensato, come fosse un reboot, strizzando l'occhio ad un pubblico "alternative" invece che a quello metallaro, operazione che sembrava farlo uscire da un inevitabile cul de sac.
Purtroppo con il quarto lavoro "Grief" Manuel inciampa terribilmente in un brutto scimmiottamento dei Tool che nel migliore dei casi può ricordare gli A Perfect Circle, nel peggiore i 30 Seconds To Mars. Poi c'è qualche momento "gospel" e "blues" qua e là ma è tutto nascosto da questo alone tooliano veramente fastidioso che potrebbe però aprirgli le porte verso un pubblico più generico e impressionabile. Non c'è purtroppo granchè da salvare, non una canzone che possa almeno giustificare la svolta più facilona, nè un'atmosfera che riporti ai fasti del passato. Un gran peccato.
[Dale P.]
Canzoni significative: Kilonova.
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