Se non avessi sentito i precedenti soprattutto “A Promise” e “Knife Play” potrei tranquillamente definire questo album un capolavoro…in ogni caso una perla del 2005!
Premettendo che gli Xiu Xiu sono un gruppo di quelli che meritano uno ascolto profondo e non è il classico cd da auto, ogni volta mi riprometto di non comprare più un loro cd perche’ secondo me la longevità delle opere x quanto incredibili è molto limitata (l’album più di cinque giorni nel lettore non gira ed è difficile la ripresa dallo scaffale)…ma forse anche la band di James Stewart ne è conscia ed è per questo che con una incredibile creatività in soli due anni di carriera ha sfornato ben 6 album di gran qualità.
Ebbene le mi promesse vanno a farsi benedire ogni volta che annuso una loro nuova opera, ne rimango ipnotizzato una dipendenza che mi non so spiegare se non con il termine magia.
Anche “la foret” ripercorre le solite atmosfere cupe, dark, wave tanto essenziali e scarne quanto poetiche; ogni rumore, archi, synth, harmonium fanno da cornice alla poesia.
In questo nuovo capitolo James Stewart (la più vicina reincarnazione vocale di Ian Curtis) sembra mostrare un ego ancora maggiore rispetto ai precedenti progetti, ma in fondo è il punto vincente della band, come i synth schizofrenici.
Un album che all’ascolto risulta più omogeneo degli altri anche se meno trasgressivo (solo in relazione ai precedenti).
La guerra spaziale che avvolge la pulsante “Pox” per esempio o le intimissime acustiche “Clover” e la ninna nanna “Baby Captain” ti fanno capire che hai di fronte un grande artista, puro, fuori dai soliti schemi discografici; una vera rarità!
Oltre all’ego un ascolto meditato fa trasparire anche la solitudine dell’artista (anche la foglia nella cover ne è facile intuizione).
Gli amanti della band cadranno nella facile disamina che si tratta del solito brodo che gli Xiu Xiu li ha abituati, forse in parte è anche vero ma come si può criticare una band che è capace di produrre un album con questa intensità?
Fidatevi, è merce rara, per capirlo ascoltatevi la rabbia espressa nelle note di “Bog People”e i tamburi disordinati di “Yellow Raspberry”, dove è facile scorgere anche qualche accenno a Captain Beefheart. Insomma l’ennesima opera d’arte.
[Steliam]
Canzoni significative: Pox, Clover
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