Il precedente "Love Exchange Failure" fu accolto con ovazione da tutti quei metallari che non disdegnano il lato avantgarde del black metal, diventando in poco tempo un classico da consigliare agli ascoltatori più meritevoli. Sebbene la loro madre patria stia vivendo un momento drammatico gli ucraini White Ward decidono lo stesso di far uscire il successore intitolato "False Light", dalla copertina decisamente patriottica.
E, se mai ce ne fosse bisogno, ascoltando la qualità estrema di questo disco fa ancora più incazzare conoscere lo stato in cui versa l'Ucraina in questi mesi, paese che in questi ultimi anni ci ha donato band di pregevole livello come Jinjer, Stoned Jesus, Drudkh, Somali Yacht Club.
Il disco è il naturale miglioramento di "Love Exchange Failure": dark jazz oscuro tagliato a metà da sfuriate black metal. Se descrivere la parte estrema è piuttosto inutile è interessante come venga coniugata con le parti più "colte". Ci sono passaggi di pianoforte, esplosioni di sassofono (ancora più centrato nel contribuire ad esplosioni soniche di grande pathos) e momenti introspettivi quasi dark ambient. Con tutte queste premesse il piatto servito però non è deprimente, anzi, è ricco di energia e forza ed è in grado di entusiasmare in più parti. Le composizioni sono ricche ma non contorte, scorrono fluide pur essendo eclettiche e tecnicamente non sbavano di una nota di troppo.
Da segnalare anche il concept distopico dietro ai testi di Andrii Pechatkin, ispirati dall'autore ucraino Mykhailo Kotsubinsky, dallo scrittore beat Jack Kerouac e dallo psicanalista Carl Jung.
Forse è un prodotto un po' troppo da pubblico "avantgarde" e "progressive metal" ma come direbbe il saggio: "sticazzi"
[Dale P.]
Canzoni significative: Leviathan, Phoenix.
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