Prima di analizzare il disco d'esordio dei Vista Chino e' bene fare una mini introduzione alla band. In tempi di vacche magre John Garcia decide di fare uno show speciale in cui avrebbe cantato i pezzi della sua band "giovanile", ovvero i Kyuss. Ad aiutarlo trovo' i vecchi soci Brant Bjork e Nick Oliveri, mentre alla chitarra trovarono in Bruno Fevery un credibile clone di Josh Homme.
Ribatezzato lo spettacolo (e di conseguenza anche la band) in Kyuss Lives i nostri, spinti anche dai promoter desiderosi di incassare, decisero che non sarebbe stato male un tour. Data dopo data l'interesse verso "la reunion dei Kyuss" crebbe cosi' tanto da scomodare gli avvocati di Josh Homme, che fino a quel momento godette della reunion in silenzio al lato del palco annuendo: il nome Kyuss non poteva essere scomodato, men che meno con questa formazione (ricordiamo che i Kyuss erano fondamentalmente l'asse Garcia-Homme).
Garcia decide quindi di non buttare questa seconda chance alle ortiche, rinomina il gruppo in Vista Chino, conferma la line up con Bjork e Fevery e si mette a lavorare ad un disco vero e proprio.
Il disco, anticipato dal valido singolo Dargona Dragona, e' quanto di piu' sincero e naturale possano suonare i nostri: stoner rock desertico. "Peace" suona obiettivamente vecchio, con sonorita' rimaste ferme agli anni 90 ma e' questo il suo pregio piu' grande. Ovvero quello di fungere da ripasso per tutti coloro che sono appassionati del genere e che anno dopo anno ne hanno seguito l'evoluzione fino a dimenticarsi quali fossero i sapori sprigionati in origine.
Per tanti motivi abbiamo un disco che non raggiunge minimamente le vette dei Kyuss. Bruno, per esempio, non ha ne' il suono ne' la potenza ne' l'ispirazione di Homme. Il songwriting e' palesemente sbilanciato verso Brant Bjork che e' un onesto mestierante del genere. Anzi forse l'uomo che ha mantenuto piu' salde le proprie origini ma che non possiamo certo considerarer un genio. Garcia fa quello che sa fare: ululare sopra un canyon alla luna.
Ma non abbiamo neanche una band che pretende di essere i Kyuss (almeno non ora che ha un nome diverso): ne segue le orme (ogni pezzo ricorda qualcosa del passato) e proprio per questo si fa ascoltare con piacere, soprattutto in tempi di caldo estivo.
Peace va preso cosi' come e'. Se lo analizzassimo ne uscirebbe distrutto. Ma ha il pregio di farci esclamare "ma dove siete stati per cosi' tanto tempo?". La frase "pero i Kyuss erano un'altra cosa" purtroppo la esclamiamo ogni giorno. A prescindere dai Visto Chino.
[Dale P.]
Canzoni significative: Planets 1& 2, Dark And Lovely, Dargona Dragona, Barcelonian.
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