Assieme a Trout Mask Replica di Captain Beefheart uno dei dischi fondamentali della storia della musica più difficili in assoluto. Se Velvet Underground & Nico era il parto tossico di Lou Reed e John Cale con la partecipazione allucinata di Andy Warhol e Nico, questo White Light White Heat è un viaggio verso l'inferno. Già dalla title track capiamo di aver a che fare con qualcosa di diverso. Ma bastano poco meno di 3 minuti per arrivare a "The Gift". Musica noise senza senso sotto una voce recitante. Disturbante e fastidiosa. 8 minuti di tortura. Affascinante. La successiva "Lady Godiva's Operation" non lascia prigionieri. Sembra una sorta di "Sunday Morning"; ma verso il finale è come se il diavolo si impadronisse del disco e sputasse fuori rumori disturbanti e spaventosi. L'unico momento di pace viene da "Here She Comes Now" (di norma l'unica canzone coverizzabile del disco!). In un disco normale sembrerebbe il lamento di una creatura sola in un bosco ferita da una creatura spaventosa che vuole vederla morire. Qua dentro è il momento di maggior quiete. Tesissima. "I Heard Her Call My Name" è proto punk. Sembra di ascoltare Iggy Pop che si dimena attorcigliato con il filo del suo microfono che lo strangola pian pianino. La chitarra è la base di tutto il punk a seguire. Ascoltate con attenzione il solo. E' goduria per le orecchie! Ma se siete arrivati qua siamo quasi al peggio (o al meglio, dipende dai punti di vista): "Sister Ray" è messa alla fine, tanto per darvi il colpo finale. La discesa agli inferi è quasi compiuta. 17 minuti (che dal vivo diventavano molto di più!) snervanti, disturbanti, senza senso, nervosi e malati. Qua dentro si sente tutta la droga che si inniettava il gruppo, un tour de force senza eguali nella storia della musica. Pura sperimentazione o goliardia drogata? Nel dubbio, il disco è una delle cose più eccitanti mai partorite dalla mente umana.
[Dale P.]
Canzoni significative: The Gift, Sister Ray, I Hear Her Call My Name.
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