Parlare dei Vanillina potrà sembrare ai più parecchio inutile. Abituati a preconcetti e ad avere delusioni dalle band maggiori figuriamoci da un gruppo nato nell'ombra del Verdena-sound cosa potrà mai fregarci di come si evolve.
Invece i Vanillina stupiscono. Stupiscono nel senso che non è assurdo dirlo: sono molto meglio dei Verdena. Ma non ha neanche senso, anche perchè ora le due band non sono minimamente paragonabili. All'interno di Spine si rilegge tutto il rock chitarristico di matrice indie degli ultimi 15 anni. Una matrice che parte sì dai Nirvana ma che esplora le muffe rumorose dei Sonic Youth, la dolenza enfatica dei Pearl Jam per andare giù nell'underground dalle parti di Steve Albini.
E' un'esplorazione più che un disco. Una svolta che parte dall'esplosione elettronica di "Ninfa" (come i Radiohead di KidA rifatti dai Nirvana), prosegue con il noise di "Frost" (mescolare Giorgio Canali e Shellac), ha il suo apice nella meravigliosa "Quante Volte Ho Perso".
Un lavoro imponente a livello di suoni svolto con grande gusto rende onore ad una band giovane ma con notevoli capacità di crescere. Fa sorridere pensare che se una band del genere venisse da Chicago saremmo già a sbavare e a sognare di farci un viaggio per vederceli nella loro città natale. E invece vengono da chissà che paesino di merda della provincia di sto cazzo e il loro destino sarà di fare da apertura a Ligabue quando andrà a suonare nella fiera del paesino di cui sopra.
Ignorateli, non ascoltateli, fate quello che volete. Ai Vanillina non interessa: loro proseguono sulla loro strada con la consapevolezza di essere molto meglio di tanti osannati pseudorockerfighetti.
[Dale P.]
Canzoni significative: Quante Volte Ho Perso, Eclisse.
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