Il precedente "Mana" l'ho ascoltato per mesi in macchina, casa e lavoro. Quando la band annunciò il cambio di nome in Unto Others ero deluso perchè avevo dichiarato amore eterno agli Idle Hands. Arrivò inoltre l'annuncio del salto nei piani alti del metal con la firma per la Roadrunner. Dovevo forse dimenticare la band di "Mana" e del bellissimo EP "Don't Waste Your Time"? Per fortuna no. Con molta calma i ragazzi di Portland hanno fatto assimilare ai vecchi fan il cambiamento e preparato un reboot con i controfiocchi.
Ovviamente maggior budget a disposizione = migliore resa sonora. Ma non è la caratteristica importante per i ragazzi. Fondamentalmente le caratteristiche che ce li hanno fatti amare ci sono tutte: il vocione dark, le atmosfere cupe ma energiche, i ritornelli trascinanti e una sensazione da b-movie che aleggia per tutto il progetto. Una sensazione che ti fa amare la band sebbene sia la cosa meno "cool" del mondo. C'è qualcosa di meno? Si. Gli Idle Hands erano più orecchiabili e avevano una forma canzone più lineare che li rendeva irresistibili dopo mezzo ascolto. Gli Unto Others invece propongono un prodotto più complesso, meno anthemico e con arrangiamenti meno banali. Potrebbe essere sia un difetto che un pregio. Un difetto perchè canzoni come "Nightfall" e "Give Me To The Night" qui non ci sono, un pregio perchè in realtà il disco sembra avere una longevità maggiore. Colpisce passo dopo passo con finezze e un carattere meno caciarone.
Unto Others è quindi da considerarsi pienamente un reboot, una ripartenza con un carattere più serio e incisivo, meno da baraccone. Viva gli Idle Hands, "Mana" me lo porterò tra i dischi da isola deserta, ma viva anche gli Unto Others, una band a cui auguro una carriera lunghissima!
In scaletta da segnalare la cover di Pat Benatar di "Hell Is For Children"!
[Dale P.]
Canzoni significative: Downtown, Why.
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