Siamo in tanti a sbrodolare per un nuovo disco dei Melvins. La situazione è paradossale dato che fino a qualche anno fauscivano a iosa e nessuno se li filava. Addirittura ora si finiscono per comprare dischi che ce li possano ricordare. Ed è incredibile anche che qualcuno si ispiri a loro.
Per fortuna le cose cambiano. Fosse per il sottoscritto i Melvins sarebbero a comandare il mondo. Una bella dittatura a base di King Buzzo farebbe bene a tanta gente. Manderebbe nei lager fighetti e truzzetti, oppure sarebbe talmente stonato da lasciare il mondo nella completa anarchia. Non prima di averci sommerso con i feedback della sua fedele Gibson.
Fra i ministri del governo Melvins ci vedrei bene questi Unheartly Trance, terzetto di disperati senza tetto e senza dio che si divertono a martoriare strumenti a modo loro. Ovvero come il Re gli ha insegnato: tempi lenti, riff mammuth, voce malata, e un batterista che ha studiato solo ed esclusivamente i pattern di Dale Crover (perchè serve qualcos'altro?).
Il disco (che ne segue di belli precedentemente editi da Rise Above e da altre zozze label) si apre come ci si aspetterebbe da un disco dei Melvins (avete presente Houdini?): rumori e batteria pestona.
Ma ben presto capirete che di non soli Melvins sono fatti gli Unheartly Trance, ma anche di tanto stoner, sludge, postcore (che è un po' come dire che l'uomo moderno non solo discende dalle scimmie ma anche dall'uomo di neanderthal con una spruzzata di antichi romani e babilonesi).
Avete capito: se amate i Melvins fiondatevi a comprarlo, altrimenti fiondatevi giù da un burrone...
[Dale P.]
Canzoni significative: Permanent Ice, Wake Up And Smell The Corpses, Firebrand.
|