Aperta una breccia nella cortina della loro intransigenza doom col precedente "The Trident", gli Unearthly Trance perseverano nel rielaborare le forme espressive dello sludge-core in qualcosa che continua a mutare pelle.
Cambiano i modi ma il fine è sempre lo stesso, ovvero far ribollire il fango a suon di bordate sonore e testi dallo spiccato afflato esoterico ed anti-religioso. Ryan Lipynsky e compagnia malefica sono diventati più duri e metallari che in passato: tra le maglie di "Electrocution" sbucano assoli ("Burn You Insane") e addirittura impensabili (se rammentassimo per un secondo i passati ultra-lenti dei primi due full-length) blast-beat death metal in "Dust Will Never Settle".
Il sound è grasso e carnale ed il riffage rilegge chiaramente gli intramontabili paradigmi dei Black Sabbath. Gli Unearthly Trance sono come dei cingolati che si abbattono su un'inerme distesa di alberi, delle scosse telluriche come dei Motorhead inzuppati di sludge ("Diseased", "Chaos Star") o dei Melvins ancora più cupi ("God Is A Beast", "Scum Is In Orbit") o dei Neurosis d'oltretomba (la lunga ed asfissiante "Distant Roads Overgrown").
I brani sono parecchio articolati e complessi ed in essi sono accorpate diverse intuizioni che non fanno altro che ampliare il discorso. La voce di Lipynsky si è fatta più duttile ed ai latrati si sono affiancate linee vocali più intelligibili e modulate, pur permanendo su registri "scorticati".
Insomma, gli Unearthly Trance ce ne hanno combinata un'altra delle loro con un album di tutto rispetto che sa come e quando colpire a fondo per lasciare indelebili ferite. Non siamo ai livelli di "The Trident" - a parere di chi scrive attualmente il vertice creativo del trio di Brooklyn - ma di certo "Electrocution" è la prova finale del fatto che oramai con questi tre brutti ceffi bisogna necessariamente fare i conti.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Chaos Star; God Is A Beast; Distant Roads Overgrown; Dust Will Never Settle.
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