Gli americani Turnstile sono da alcuni anni uno dei segreti meglio custoditi dell'hardcore americano. Fino ad oggi: complice un battage pubblicitario azzeccato e una serie di anticipazioni da leccarsi i baffi la band ha bruciato in preorder tutti i dischi che aveva stampato. Non solo: ha improvvisamente allargato il proprio bacino di utenza, fino a ieri relegato ad ascoltatori muniti di felpa con il cappuccio. Che è successo? La band ha deciso di fare le cose "da grandi". Produzione massiccia, da gruppo major (cosa che di fatto la Roadrunner è), ad opera di Mike Elizondo già al servizio per decine di rapper sbanca classifiche (Eminem, 50 Cents, Dr Dre), Mastodon e Avenged Sevenfold. Il suono, inevitabilmente, si fa molto meno caotico ma soprattutto più curato. Le linee vocali sono la prima cosa a risaltare: Brendan Yates canta come Perry Farrell. Melodico, sciamanico e schizzato, esattamente come il fondatore del Lollapallooza. Ad aiutarlo troviamo ospiti Blood Orange e Julian Baker. La band asseconda l'estro vocale con riff corposi ma soprattutto arrangiamenti sbilenchi, ricchi di suoni e suonini.
Il risultato è un disco pazzesco. Non lo dico da fan dei precedenti (comunque ottimi, ma non era la mia cup of tea) ma da ascoltatore estasiato da questo "Glow On". Un album coraggioso nelle scelte ma che si rivelano tutte azzeccate per portare a casa il risultato, ovvero consegnare all'ascoltatore ottime canzoni! Qualche sprazzo di hardcore c'è sempre ma non soffoca più la band in una gabbia. Si sentono i Quicksand, gli Helment, l'R&B, gli assoloni metal messi a cazzo (ma perfetti) e mille chicche che solo ascolti su ascolti metteranno in chiaro.
Più quadrato dei The Armed, più eccitante dei Quicksand. Se dovete sceglierne per forza uno scegliete questo. Ma prendeteli tutti e tre e non ve ne pentirete.
[Dale P.]
Canzoni significative: HOLIDAY, MYSTERY.
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