Il secondo disco degli anglo-tedeschi Thronehammer è stato accolto dalla comunità "Doom" con entusiasmo incontenibile. Contando che solitamente non parliamo di certo di una tipologia di fan inclini ad esaltarsi direi che è legittimo alzare le antenne e sintonizzarsi su questo lavoro. Entusiasmo generato da cosa? Formula innovativa? No. Songwriting raffinato? No. Tecnica sopraffina? No. Produzione esagerata? No. Artwork iconico? No. Quindi? Semplicemente per la bontà del prodotto, particolare che spesso tendiamo a dimenticare distratti da orpelli spesso utili solo per attirare la nostra attenzione e poco altro.
Thronehammer suonano "doom", di quello epico. Quindi di scuola Candlemass. Ma ovviamente senza disdegnare un tuffo nel retro hard rock sabbathiano, ma di scuola Dio (il periodo più amato appunto dai doomster classici) e quel leggerissimo sapore NWOBHM per completare la soddisfazione dei "true metallers". Onestamente, fosse solo "classic doom" non saremmo qui a parlarne dato che tra queste pagine si annidano metallari poser amanti dell'avanguardia. La differenza la fa una corposa presenza "sludge": sia nel possente timbro vocale della cantante Kat Shevil Gillham che nei chitarroni paludosi che fanno capolino nei riff più sostenuti. Aggiungiamo anche un pizzico di divagazioni psichedeliche che allungano il minutaggio all'inverosimile (il disco dura 75 minuti) e i nostri sfornano un piatto che è quasi totalmente di nostro gradimento. Quasi perchè comunque deve piacere la forte impronta epica.
Ascoltatelo, potreste amarlo o trovarlo semplicemente buono. Sicuramente non lo troverete brutto.
[Dale P.]
Canzoni significative: Incantation Rites, Thy Blood.
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