"Three" è il ventunesimo disco per gli australiani The Necks. Il trio più punk fra quelli che suonano jazz in questo 2020 ha pubblicato "Drift", collaborazione con il duo elettronico Underworld, mentre l'anno scorso aiutò a dare corpo a "Leaving Meaning" degli Swans. Se non li conoscete avrete capito da soli che parliamo di un gruppo impossibile da incasellare in un genere, onnivori, curiosi e competenti. "Three" (dalla quantità delle composizioni contenute) non fa eccezione. L'album parte con una batteria impazzita tribaleggiante quasi alla "Hella", un contrabbasso che inserisce poche note e una sequenza di accordi di pianoforte. Durata: 21 minuti. Tutti così. Alla faccia di Michael Gira e dei suoi loop senza scampo. "Lovelock" è, al contrario, un brano ambient-dark-jazz fatto di poche note e rumori di sottofondo, un po' Bohren & Der Club Of Gore. Durata? 22 minuti. Sedetevi, rilassatevi, fatevi una tisana o fumatevi un sigaro. Tempo ne avete. Il brano è dedicato all'omonimo cantante della punk band australiana The Celibate Rifles e deceduto nel 2019. "Further" è forse il brano più masticabile sebbene il tema sia su un tempo dispari. Altri 21 minuti che vi culleranno lasciandovi un senso di strano distacco dalla realtà.
[Dale P.]
Canzoni significative: Lovelock, Further.
|