Era un po' che ci giravano intorno: finalmente The Armed hanno tentato l'opera situazionista. Con una copertina che rimanda a dischi indie-hiphop con annesso titolo "manifesto", aprono il disco con un campionamento dei Fuck Buttons e la buttano sull'elettronica ambient. Poi ovviamente succede il finimondo. Ma l'avrete intuito anche guardando lo stravagante videoclip di "All Futures", decisamente fuori dagli standard del genere. Ecco, in ULTRAPOP ogni cosa è fuori dagli standard del genere. Ma quale genere? Diciamo post-hardcore, anzi meglio: post-posthardcore. Registrato dal fidato Kurt Ballou all'Electrical Audio di Steve Albini vede una massiccia presenza di ospiti tra cui Troy Van Leeuwen dei Queens Of The Stone Age e Mark Lanegan.
Ma che succede qui dentro? Sicuramente del gran caos. Pensate ad una sorta di terza via del superamento dell'hardcore del futuro dopo Dillinger Escape Plan e Code Orange. The Armed destrutturano, smontano, rimontano, giocano con i generi, con i suoni e con le orecchie degli ascoltatori. Alla fine ne viene fuori un disco che prende un sacco di strade, senza portarne a termine neanche una. Ma forse il gioco è proprio quello.
Onestamente non capisco dove stia il gioco. Dubito che qualche ragazzino intrippato con l'hiphop possa comprare a scatola chiusa questo disco e risultarne spaventato. Forse poteva funzionare negli anni 90, quando si comprava anche a scatola chiusa. Stesso discorso per il contenuto musicale del disco: a che pro mescolare l'impossibile se poi non serve per scrivere una canzone degna di nota? Provate a prendere Miss Machine dei Dillinger Escape Plan o Underneath dei Code Orange e sarete d'accordo che il paragone non si pone nemmeno.
Per quanto mi riguarda The Armed sono un buon gruppo: potente, fantasioso e, per certi versi, divertente. Ma dovrebbero pensare meno al contorno e più alla sostanza. Promossi con riserva.
[Dale P.]
Canzoni significative: Faith In Medication, All Futures.
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