Greg Anderson e Stephen O'Malley dimostrano di aver grande fiuto per il marketing (oddio, quando si parla di centinaia di copie l'idea di marketing va a farsi benedire!): prendi un Joe Preston (Melvins e Earth ovvero "Mr.Questecosequalefacevogiàdieciannifaogiùdilì") e un Julian Cope (ovvero "Mr.lospacekrautrocknonloaveteinvetatovoi") e attiri, per la seconda volta dopo il debutto, le attenzioni sul tuo lavoro super estremo.
Julian Cope ci mette la voce narrante, piccola intuizione per rendere leggermente più fruibile il tutto. La base sonora è sempre la stessa: vai in studio, accendi l'ampli, dai un calcio alla chitarra e inizia a registrare.
Cattiverie a parte, qua si può, per la prima volta, parlare quasi di canzoni. Addirittura, in "The Gates Of Ballard" c'è un riff di basso e un'idea di ritmo.
Ad essere sincero, non mi convince molto questo disco. Da una parte c'è un tentativo di uscire all'esterno, sperimentando nuove strade e nuove idee, dall'altra sembra venire meno l'intento iniziale della band. Che è quello di trascinare l'ascoltatore in una dimensione parallela.
Parlare di commercialità in un disco del genere è da idioti quindi, personalmente, posso dire che se siete curiosi di ascoltare "drone music" questo è il disco che fa per voi. "White 1" è costruito con criterio (al contrario degli esordi dove la band non si conosceva neanche e si scambiava i nastri a chilometri di distanza!), non è asfissiante, nè totalmente estremo. Ma è un po' come dire che i Melvins si sono dati al pop.
[Dale P.]
Droni significativi: A Shaving Of The Horn That Speared Yo.
|