Stephen O'Malley e Greg Anderson sanno bene come attirare l'attenzione verso un nuovo disco dei Sunn O))): ospiti, nuovo tema ideologico e un gran senso di mistero.
Altar viene dopo il male espresso in musica, ovvero Black One, da cui ci saremmo aspettati un immediato seguito. Invece, con grande sorpresa, troviamo i due re del drone dividere la composizione con i giapponesi Boris e il consueto, gradito, piatto ricco di ospiti. Partendo proprio dalle apparizioni segnaliamo il redivivo Kim Thayl dei Soundgarden nell'ultimo brano "Blood Swamp" e nella compilazione delle liner notes dell'album.
Album che appare in svariate versioni, tra cui triplo LP e doppio CD, limitatissime ma golosissime.
Altar si distingue dal precedente per un diverso approccio "compositivo": vengono abbandonati gli influssi metallari, viene accentuata la componente ambient sognante e c'è pure qualche timido tentativo di vero e proprio songwriting.
L'apertura di "Etna" sembra il "trait d'union" tra il vecchio e il nuovo, con i Sunn O))) intenti con i consueti drone e i Boris impegnati a traghettarli in nuovi scenari. Colpisce quindi l'uso convulso della batteria, agli antipodi rispetto allo standard del genere dettato dal maestro Dale Crover. Qui Atsuo colpisce la batteria con colpi velocissimi crendo un contrasto notevole con l'assoluta immobilitità delle chitarre.
Al termine del rito di purificazione la band si lancia in un doom/noise impazzito riprendendo idee dei Melvins di 15 anni fa (periodo Joe Preston).
"N.L.T." è uno sfuggente drone martellante dagli accenti robotici. Il brano lascia presagire un'apertura a lidi più "positivi" e quasi bucolici. Impressione che trova conferma nella successiva "The Sinking Belle", cantata da Jesse Sikes.
Il brano in questione mostra la maturità di SOMA e The Duke (i due pseudonimi dei maestri di cerimonie): essi dimostrano di non essere solo dei "drone makers" ma degli arditi sperimentatori di suoni che non si lasciano intimidire da sfide sempre nuove.
"The Sinking Belle" è un brano di post-folk liquido, memore della lezione dilatata di Neil Young (o per rimanere nel recente, degli ultimi Earth): una dolce ninna-nanna di 7 minuti. E pensare che nello scorso disco la voce era lasciata a gente come Malefic e si parlava della band come "Ambient BlackMetal".
"Akuma No Kuma" vede ospite Joe Preston e riporta in auge la tradizione Melvins di chitarre vibranti, batteria impazzita e suoni alieni con finale epico in crescendo.
ci troviamo già verso la fine dell'album, e ci rendiamo conto facilmente come il progetto suoni molto più fluido rispetto ad un tempo. Gli ultimi due brani sono "Fried Eagle Mind", memore delle atmosfere dei Sigur Ròs, e "Blood Swamp" tour de force finale sospeso tra drone bassissimi e alte frequenze a triturare il cervello.
In conclusione troviamo ben riuscita la collaborazione fra questi pesi massimi della musica sperimentale, soprattutto in luce di una costante vena sperimentale che ha portato i Sunn O))) a passare dal Black Metal al folk/country! I Boris si dimostrano efficaci nell'assecondare il duo arricchendone lo spettro sonoro.
"Altar" dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, che l'ambient/drone non è una pagliacciata nè una sterile dimostrazione di potenza degli amplificatori sulle basse frequenze ma un modo diverso di fare musica che stimola nell'ascoltatore un differente approccio al normale concetto di ascolto. E se l'aver abiurato il metal porterà ad una crescita di interesse verso la band, le orecchie del pubblico non potranno che beneficiarne.
Se "Altar" vi sembrerà solo rumore vuol dire che avete sbagliato tutto. Riprovate: questo non è un disco come tutti gli altri...
[Dale P.]
Drone significativi: The Sinking Belle, Etna.
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