Ci sono band che sono un culto fin dalla loro nascita, che per qualche motivo non riescono ad essere ascoltati dal pubblico, neanche quello di genere, ma che sono supportati da artisti vicini a loro. Vengono in mente i 27 che ce li ricordiamo in tre eppure erano su Hydra Head Records. Qualcuno di più si ricorda i Keelhaul o i Jesuit sempre nel roster della label. Se la label di Aaron Turner fosse ancora attiva sicuramente gli Spotlights sarebbero fra i segreti meglio nascosti del roster mentre ora sono una band che nessuno ascolta del catalogo Ipecac.
Il trio, formato dai coniugi Quintero e completato da Chris Enriquez, è uno splendido mix di post metal e shoegaze che probabilmente farebbe la gioia dei giovanotti di oggi cresciuti a pane e Nothing e Cloakroom. Voce dimessa e sommersa da chitarroni, riffoni al confine con lo sludge, viaggi psichedelici, bassoni enormi e ritmi mai elevati. Come se gli Smashing Pumpkins fossero suonati alla metà della velocità.
Purtroppo il disco viene penalizzato da una copertina totalmente sbagliata che mal si sposa con l'atmosfera heavy dream pop proposta dal trio. Peccato perchè se riuscirete a superare quell'ostacolo vi troverete ad ascoltare uno dei migliori dischi post-metal degli ultimi anni che in qualche modo risponde alla domanda "come suonerebbero oggi gli Isis?".
[Dale P.]
Canzoni significative: Algorithmic, Beyond The Broken Sky, False Gods.
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