Ai fan di Max Cavalera basterà sentire il primo singolo ("Back To The Primitive") per correre a comprare l'album. Chi ha amato Roots però troverà un disco certamente inferiore a quel capolavoro. Il problema è che i Soulfly non sono i Sepultura. O meglio. Non sono quei Sepultura che hanno scritto Roots. Perchè sappiamo tutti dove sono finiti adesso i Sepultura. I Soulfly rimangono un onesto gruppo crossover con una grandissima voce. Uno spreco insomma. Ma neanche tanto. Il pregio del disco, oltre a Max, è il ritmo, le percussioni, la tribalità di un suono che non ha rivali. Ogni canzone è capace di scuoterti e di farti gridare, di farti incazzare e di farti esaltare. In fondo è rock and roll! Probabilmente il punto più alto del disco è Soulfly2 il proseguo di quella canzone che appariva nel primo disco. Una jam tribale che ha una forte dose di spiritualità. Il punto più basso forse è la presenza in ogni canzone di un ospite. Rendendo questo disco un tributo alla figura di Max ma riusciendo a svilirlo allo stesso tempo. Appare il grandissimo Corey Taylor in "Jumpdafuckup", forse la migliore canzone del lotto, appare il cantante degli Slayer (nella violenta "Terrorist"), Chino Moreno e il cantante dei WillHaven in "Pain", addirittura Sean Lennon in "Son Song" (tirata un po' con le pinze...direi che era evitabile) e qualche rapper di poca utilità. Un gran bel disco, ma se subito dopo mi riascolto "Ratamahatta" da Roots capisco che una volta era meglio e che è un peccato che i Sepultura non esistano più. Perchè quelli di adesso non sono i Sepultura.
[Dale P.]
Canzoni significative: Back To The Primitive, Jumpdafuckup, Soulfly2.
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