Tutti voi avrete in casa un disco che per un motivo o per l'altro non ascoltate più. Perchè se lo metteste pensereste subito a certe cose che, forse, preferiremmo dimenticare. Ma che non dimenticheremo mai dato che c'è sempre quel qualcosa che ci aiuterà a raffiorare quei ricordi. "A Thousand Leaves" è uno dei miei dischi preferiti della band e dopo averlo ascoltato ininterrotamente per un sacco di tempo l'ho abbandonato. Non perchè mi avesse stufato... ma perchè mi era entrato sotto pelle e difficilmente me ne sarei liberato. Per fare questa recensione l'ho riascoltato. Ed è di nuovo lì. E' già penetrato in profondità.
Strano che fra tutti i dischi della band, A Thousand Leaves passi sempre in secondo piano. Certo, prima vengono "Evol", "Daydream Nation", "Sister" e "Dirty" ma solo per importanza storica. Non mi permetterei mai di consigliare ad un ragazzino che vuole farsi una cultura sulla band, un disco ostico e/o invecchiato male. Quindi "A Thousand Leaves" risulta il disco perfetto per conoscerli. I suoni della band in questo album raggiungono l'apice, le canzoni avanzano lente e inesorabili in un vortice psichedelico delirante. Intrecci chitarristici da infarto e brani lunghi, lunghi, lunghi. 7, 9 anche 11 minuti di noise suonato con i controcazzi. Come prendere gli EP della SYR (quelli con i titoli incomprensibili) e inserirci, di tanto in tanto, un po' di melodia. Ma quello che rende unico è il disco è quella capacità di far entrare l'ascoltatore in un vortice emotivo dalla quale sarà difficile riemergere. Recuperano l'idea "ipnotizzante" del post-rock e conquistano l'ascoltatore immergendolo in una situazione senza uscita. Se le vostre orecchie potessero farlo piangerebbero.
I grandi signori del noise, a 15 anni dall'esordio, ci offrono il loro lavoro più maturo e significativo. Riscopritelo.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
|