Ho vissuto tanti bei momenti con gli Smashing Pumpkins, band che non ha avuto problemi ad accompagnarmi anche in quelli brutti. Sono parecchi anni che non ci incrociamo, sebbene per un certo periodo abbia continuato a comprare i loro dischi, archiviandoli fra le cose che forse un giorno avrò voglia di ascoltare. Il mio disco del cuore è Mellon Collie, come tanti miei coetanei, album che anche ascoltato a distanza di 30 anni non ha perso un briciolo della propria bellezza, anzi se è possibile è anche migliorato. Per molti quel disco fu l'inizio della fine: troppo pomposo, ruffiano, commerciale (!) e legato all'ego pomposo di Billy Corgan. I più anziani li abbandonarono subito dopo il primo disco Gish, piccola gemma grunge psichedelica, altri subito dopo Siamese Dream, uno dei dischi perfetti dell'alternative rock anni 90. I più volenterosi arrivarono fino ad Adore, la prima grossa svolta "sintetica" obbligata dall'abbandono del batterista Jimmy Chamberlin. Da lì in poi la musa di Billy (fino a quel momento talmente perfetta da meritare raccolte di bside e inediti) si inceppò e si ritrovò solo a tratti nelle produzioni successive. Che furono tantissime, compresi dischi solista e sfortunati side project (chi si ricorda gli Zwan, ovvero gli Smashing Pumpkins felici?).
Facciamo un salto di tanti anni, troppi. Aghori Mhori Mei esce in un momento piuttosto favorevole per Billy e la sua band (formata dai fedeli James Iha e Jimmy Chamberlin più musicisti session a caso) impegnata in un bel tour celebrativo della carriera che ha toccato anche l'Europa. Quindi, incredibilmente, Billy ha messo da parte i synth (non del tutto ma quasi) e ha acceso la chitarra elettrica. Ne è uscito fuori con 10 nuovi brani dalla durata "normale" (qualche lungaggine nei primi due pezzi ma poi tutto rimane intorno al formato pop dei 3 minuti e mezzo) e dall'impatto rock che ricorda a tratti i primi tre lavori della band. Per davvero? Quasi. La voce è spesso un po' troppo ammosciante, priva di quella verve del giovane Corgan (e ci mancherebbe) ma i riff sono molto buoni. La produzione è troppo piatta e uccide le dinamiche dei musicisti, soprattutto quelle di Jimmy. Questi i difetti oggettivi. Poi si entra nella soggettività e nel grado di sgradevolezza che provate nei confronti del leader.
Ci sono tante cose che ricordano vecchie idee rendendo "Aghori Mhori Mei" il disco più Smashing Pumpkins dai tempi di Machina. Ma basta ciò per renderlo un bel disco? Certamente non un capolavoro, sicuramente un buon tentativo di rispolverare la leggenda degli Smashing Pumpkins. Promosso ma con molte riserve.
[Dale P.]
Canzoni significative: War Dreams Of Itself, Sighommi.
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