Nessuno avrebbe più scommesso una lira sulle Sleater Kinney. I capolavori li hanno fatti ("Dig Me Out" e "All The Hands On The Bad One"), iniziano ad essere vecchie (cazzo, Corin Tucker potrà mai diventare vecchia?!!) e al massimo ci si aspettavano nuove canzoni orecchiabili e anche un po' ballabili.
Mettiamo quindi un volume alto, anche perchè la produzione di Dave Fridmann promette grandi cose. Mettiamo il CD nello stereo e parte "The Fox". Un secondo dopo stanno già tremando i muri. Le Sleater Kinney sono tornate per distruggere?? Ebbene sì.
Effettivamente il contratto Sub Pop e Dave Fridmann potevano farci intuire qualcosa ma non a questi livelli. La band è in forma, ispirata ed eccitata. Il disco trasuda una tale energia e potenza da ogni nota suonata da far sembrare "The Wood" come l'esordio di 3 ventenni incazzate con il mondo.
Non di sola potenza è formato il disco, ma anche parecchia esperienza e ironia; come solo una band di veterane può avere.
"The Wood" mostra quindi una band in piena maturità, come pochi riescono a raggiungere nella loro carriera. Per rimanere nel genere, vengono in mente solo Sonic Youth e Fugazi.
Un album capolavoro, il migliore delle Sleater Kinney, denso di idee e rumori (ma conoscendo minimamente Fridmann ce lo aspettavamo tutti), ritmi scatenati memori del primo post-punk (e non quello edulcorato di tante band di adesso) e 10 brani, tutti degni di essere considerati indimenticabili.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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