Dopo l'annuncio che le Sleater Kinney avrebbero lavorato con St Vincent i fan accolsero la notizia con entusiasmo. Il pensiero comune era che quattro donne geniali avrebbero senza dubbio prodotto un disco indimenticabile. L'uscita dei primi singoli rese tutti più tiepidi ma sempre fiduciosi. Infine l'inaspettato patatrack: la batterista Janet Weiss abbandona la band perchè non soddisfatta della nuova direzione artistica. Il castello crolla, i fan sono a pezzi. Benchè ci si possa fidare di Corin e di Carrie, Janet è sempre stata la più musicista di tutte, avendo anche ottimi progetti, una discreta tecnica e una solida cultura musicale. Il bello delle Sleater Kinney era la loro alchimia, i riff grezzi tra il garage e il punk, le armonie vocali naif ma di chiara ispirazione soul, l'impatto chitarristico semplice ma bello noise. Dall'album omonimo del 1995 a "The Woods" del 2005 non hanno mai sbagliato un disco. E anche "No Cities to Love", pubblicato subito dopo la reunion del 2014, non era male.
Ecco, ora dimenticate tutto. Ma proprio tutto. Dispiace dirlo ma "The Center Won't Hold" è un disco sbagliato, che mette in ombra tutto ciò che di bello le Sleater Kinney hanno mai fatto per ridurle ad una versione annacquata e senza personalità di St Vincent, con l'effetto di sembrare un anziano vestito da adolescente: ridicolo e senza credibilità.
La band ha tutto il diritto di cercare un nuovo sound, benchè quello originale andasse benissimo e non mancasse di varietà, ma umiliandosi a questo modo è un dispiacere per chi le ama.
Ciò non toglie che sotto sotto ci sia del buono, ma sarà una scelta dell'ascoltatore andarlo a cercare o limitarsi a rimettere sul piatto gli album precedenti. Io voto per la seconda ipotesi.
[Dale P.]
Canzoni significative: The Center Won't Hold, Hurry On Home.
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