Quando si parla di Slayer è inevitabile citare il capolavoro "Reign In Blood" come apice della loro carriera. Facendo questa scelta spesso si porta in secondo piano il resto della loro discografia, spesso accreditandola come non essenziale, non perfetta. Chi visse l'epopea del primo thrash però è d'accordo su quanto furono fondamentali i primissimi Slayer nello sviluppo del genere, traghettandolo verso lidi più oscuri, estremi e depravati.
Erano i primi anni 80, in Inghilterra andava forte la NWOBHM e la band più estrema erano i Venom che avevano pubblicato da poco i devastanti "Welcome To Hell" e "Black Metal". Iron Maiden e Judas Priest erano considerate le band più interessanti, le più heavy e con le migliori canzoni e riff. In questa atmosfera i giovanissimi Tom Araya (basso e voce), Kerry King (chitarra), Jeff Hanneman (chitarra) e Dave Lombardo (batteria) si misero insieme dopo infruttuose esperienze in band liceali di stampo rock/hard rock, e decisero di suonare la musica più heavy possibile, influenzati anche dalla velocità del nascente genere hardcore (grande passione di Jeff).
Dopo chiacchierate esibizioni live e una partecipazione alla compilation "Metal Massacre III", la minuscola Metal Blade li mise sotto contratto e pubblicò il disco d'esordio "Show No Mercy" sul finire del 1983, pochi mesi dopo il rivoluzionario "Kill'em All" dei Metallica.
Ne venne fuori un disco decisamente underground, registrato con pochi mezzi (l'assistente alla batteria, il giovane Gene Hoglan, teneva la cassa di Lombardo in modo che non scivolasse in giro per la stanza) e scarsa perizia tecnica ma tanta energia. E' interessante ascoltare le palesi influenze meideniane e l'approccio devastante alla Venom, le strutture articolate alla Mercyful Fate e il satanismo semplice e adolescenziale. In quei 35 minuti è racchiuso un nuovo mondo, capace di influenzare centinaia di band e di rivoluzionare l'intero genere, rendendo immediatamente obsoleti i loro ispiratori.
"Show No Mercy" non è "Reign In Blood", considerabile il primo disco pienamente con il sound-Slayer, ma è un atto rivoluzionario, un arrogante attacco ai benpensanti, un passo in avanti del genere. Se volete sentire il passaggio dalla NWOBHM al thrash (e di conseguenza lo speed, il black) questo disco è assolutamente da avere.
[Dale P.]
Canzoni significative: Evil Has No Boundaries, The Antichrist.
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