Il treno e' passato da un pezzo. A 15 anni dallo strepitoso esordio "Fantastic Spikes Through Ballonn" e a 10 dall'indecifrabile "Obtainium" gli Skeleton Key riemergono dall'oblio, ma e' troppo tardi. Li si credeva morti, stritolati da funesti cambi di line-up e dalla spietata legge del mercato che condanna chi non fa incassi, puro schifo economico che nulla ha a che vedere con i travagliati e complessi processi artistici. Ma, diciamocelo apertamente, cio' che gli Skeleton Key tentano di far rivivere oggi e' uno spirito evanescente.
Se prima il loro pop deforme e spigoloso aveva il giusto appeal, nel 2012, piuttosto ripulito com'e' e con tutto quel che e' successo nell'universo musicale in questi anni, non fa piu' alcuna notizia. Le abrasioni alla Shudder To Think sono scomparse e quella pulsione schizoide che premeva nel tessuto connettivo dei vecchi dischi si e' estinta.
Decente la prima parte con la title track che apre con un basso-macigno e le dissonanze che ci facevano sbarellare, con "Human Pin Cushion" che piazza la zampata letale nel ritornello, con "Little Monster" dall'incipit acido e dalla voce dal vago sapore alla The Notwist. Ma piu' ci si addentra nella tracklist, piu' gli Skeleton Key si perdono in un groviglio di spunti sempliciotti che non regalano nulla di emozionante, lontani parenti della vena folle che irrorava gli spartiti di un tempo.
Sgonfio e con poche idee, "Gravity Is The Enemy" e' pero' un'ottima occasione per (ri)scoprire i vecchi lavori di una band che sarebbe potuta diventare gigantesca se solo la fortuna non le fosse stata avversa.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Gravity Is The Enemy, Human Pin Cushion, Little Monster, Museum Glass.
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