Sebbene la deriva "commerciale" del post-punk sia in agguato le band continuano a tenere duro e a proporre dischi non troppo convenzionali. Questo secondo disco dei dublinesi Silverbacks non fa eccezione: ci sono sì concessioni facili ma per 3/4 del tempo il disco prende direzioni tutte sue non troppo lontane dall'indie sbilenco di fine anni 90. Un nome su tutti: Pavement. In "Archive Material" ci sento l'indolenza, le melodie sghembe, il chitarrismo stravagante della band di Malkmus, oltre al beat funkeggiante del post-punk americano e a certe divagazioni arty di scuola Television. Ma c'è talmente tanta scelta sonora che questo "materiale d'archivio" suona quasi come un demo delle potenzialità del gruppo più che un "concept". Ad esempio un paio di brani sono cantanti dalla bassista Emma Hanlon, che la sua voce gentile fornisce una differente interpretazione al sound della band.
Ma forse è proprio questo il loro bello: sorprendere l'ascoltatore, intrattenerlo e regalargli buone canzoni. Non eccellenti purtroppo ma forse è nel limite intrinseco di un sotto-sotto-sotto genere che fa dell'inafferabilità la sua forza. Alla produzione il bassista dei Girl Band Daniel Fox, a garantire che l'obiettivo dei Silverback non è quello di sbancare le classifiche.
[Dale P.]
Canzoni significative: Wear My Medal, They Were Never Our People.
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