Tre bare senza coperchio, in verticale ed in fiamme. Come la crocifissione. Un ponte immaginario all'iconica copertina di Streetcleaner dei Godflesh. Fuoco, per muovere l'acqua.
Il trio newyorchese Show Me The Body propone un cazzuto post-hardcore con contaminazioni industrial-noise cantato in un indolente ibrido tra i primi Faith No More e King Krule.
Le massicce colate di riffoni sono sorrette da un uso intelligente del synth che ci rimanda costantemente ad Escape from New York di John Carpenter.
Si inizia con Loose Talk, una sorta di proclama in cui il banjo elettrificato trova una ragione di esistere.
Dopo 4 durissimi attacchi all'arma bianca, tra cui We came to play fa l'occhiolino al crossover Helmet/House of pain di Just another victim (Judgement Night), arriva la spiazzante Out of place, con tappeto kosmiche di disagio esistenziale.
Il tiro si abbassa di aggressività ma ne guadagna il songwriting.
Spiccano Boils up (con il dancefloor in convulsioni epilettiche), la ballad semi acustica di WW4 e la chiusura epica con il brano che dà il titolo all'album.
Su tutto aleggia un senso di dejavu ma i pezzi sono ben costruiti e funzionano alla grande.
[Fabio Botta]
Canzoni signicative: Boils Up, WM4.
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