Li avevo dati per dispersi, dopo quel favoloso album del 2007 che risponde al nome di "voices of Omens" (ancora tutt'oggi lo ascolto con molto piacere); e mi ero dispiaciuto non poco nel non aver piu' loro notizie, perche', in definitiva, i Rwake, sono forse una delle band di punta di un modo tutto particolare di concepire la materia sludge: contaminazione tra sludge appunto, doom, tanto post-hardcore, psichedelia presa in prestito dagli acidi anni '70, sfuriate thrash, southern, space rock e progressive, tutti miscelati da un'intensità pari ad un caterpillar che investe un minuscolo topo.
"Rest" parte probabilmente da dove il precedente mastodonte aveva chiuso i battenti, ne riprende l'emozionalita' e l'intensita' debordante, ma la porta su livelli ancora piu' alti, piu' concreti, con sezioni ritmiche e cambi di tempo degne del miglior progressive d'antan: un muro di suono difficilmente scalfibile, difficilmente penetrabile, pesante, sanguinante, slabbrato, vorticoso e inarrestabile promosso da una produzione meravigliosa, sporca ma bilanciatissima, aggressiva ma definita ai massimi livelli; prendete ad esempio i 16 minuti della magnifica "The Culling": partenza malinconica, in chitarra acustica, quasi folk, bellissima; crescendo d'intensità che non arresta la sua corsa fin quando nel finale un assolo squarcia il cielo aprendo una conclusione degna dei migliori Eyehategod.
A volte potrebbero ricordare qualcosa dei succitati Neurosis, altre volte qualcosa dei primi Mastodon (quelli dell'inarrivabile Remission), altre i Baroness piu' prog oriented, e forse altre band del settore, ma quello che muove i miei gusti a promuovere con pieni voti questa perla e' il semplice fatto di ascoltare una dose di personalita' così alta da farmi ben sperare sulle sorti della musica tutta: ancora c'e' gente, anche se non con originalita' (utopia secondo me ormai), prende filoni ben avviati per farli propri, sperimentando nuove soluzioni, nuove strade possibili, avvincenti, ed emozionanti, come fatto da questi Rwake appunto.
[Lucio Leonardi]
Canzoni significative : An Invisible Thread, The Culling
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