Non ho mai avuto il piacere di vedere i Ruff Majik dal vivo ma i loro concerti me li immagino piuttosto selvaggi, con volumi assordanti, pile di amplificatori vintage e una batteria gigantesca. E tanto fumo. Volumi a 10, distorsioni al massimo e banco del mixer impazzito con tutte le spie in rosso. Questo è quello che si percepisce ascoltando "Tarn", secondo disco del trio sudafricano. Il sound è devoto allo stoner doom più marcio: immaginatevi una mandria stonata che vaga a caso tra i pascoli d'erba di Electric Wizard, Kyuss, Satan's Satyr, Blue Cheer ascoltando compilation punk hardcore americano e hard rock inglese anni 70. Riff putrescenti, carichi di fuzz, voce senza appeal melodico che sbiascica di storie di orrore.
Un disco che sembra registrato in una sala prove con un registratore a cassetta, che vedrei bene marchiato Riding Easy o Rise Above. A suo modo un lavoro estremo.
[Dale P.]
Canzoni significative: Gloom & Tomb, Dread Breath.
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