Rotor arrivano dalla Germania e appartengono al quel nucleo di freakettoni che e' il giro Elektrohash (Causa Sui, Hypnos 69, Colour Haze, Sula Bassana). Scena che il Julian Cope del 2030 magari etichettera' come kraut-stoner e che purtroppo e' poco raccontata dai media, anche quelli specializzati.
Jam in liberta', marijuana in grandi quantita', capelli lunghi e barba. E jeans a zampa. I Rotor sono il versante piu' strutturato e grintoso, meno freakettone e di maggiore impatto. Parecchio divertenti, vari e, pur muovendosi in territori "stoner" si riconoscono riferimenti che vanno dal metal (certi stacchi), l'hard rock, ma soprattutto il progressive. Ma il vero punto forte della band e' il groove : riff vorticosi, dinamici e orecchiabili capaci di smuovere le teste anche nei momenti piu' tranquilli.
Rotor risultano quindi maggiormente dinamici rispetto ai Karma To Burn, ma allo stesso tempo meno cervellotici e sbilenchi dei Stinking Lizaveta ma soprattutto hanno la capacita' di entrare in testa e non abbandonarti per lungo tempo.
4 e' un disco che conquista per la sua carica, per il dinamismo e per la freschezza: la band si e' divertita parecchio a suonarlo e si sente.
Due i brani cantati: il primo da Andre Dietrich dei Dyse (ottimo duo tedesco) decisamente aggressivo, il secondo, in chiusura una cover di Neatz Brigade dei Obsessed.
Recuperatelo e godrete.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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