Lo stoner rock sta attualmente vivendo il momento di hype massimo a piu' di dieci anni dalla sua esplosione underground. Band come Mastodon, pur non suonando quel genere, hanno portato al grande pubblico il look e l'attitudine degli stoners, cosi' come hanno fatto conoscere (tramite tour congiunti, citazioni nelle interviste, foto con maglie di band) tutto un universo underground che difficilmente avrebbe avuto notorieta'. Un po' come successe nei primi anni 90 con i Nirvana.
Fossimo pero' negli anni 90 sarebbero tutte band che firmano per le major. Per fortuna (o per sfortuna) sono passati vent'anni e il top e' firmare per etichette come Nuclear Blast (Graveyard), Metal Blade (Pentagram, Bison, Soilent Green) o, come nel caso dei Red Fang, Relapse. Etichette che sembrano piccole ma che in realta' muovono un mercato popolato da fan, appassionati e collezionisti. Vere e proprie oasi per band che vogliono continuare a "rockeggiare" ma con uno status leggermente piu' vivibile. In attesa, magari, di arrivare, proprio come i Mastodon, su major, ma con la liberta' delle indie, guadagnata con anni di credibilita' underground.
I Red Fang sono una band di Portland formatasi nel 2005. Gia' nel 2007 si trovano in tour nel grande circo itinerante Melvins + Big Business e ottengono l'attenzione del pubblico grazie al demenziale videoclip di Prehistoric Dog. Nel 2008 esce l'album omonimo pubblicato da Sargent House, che non e' altro che la ristampa dei primi due EP. Nel 2011 la band e' pronta per il grande salto: Murder The Mountains, primo vero disco, esce su Relapse e ha tutti i fari puntati su di se'.
Quindi, dopo questa lunga premessa, e' giunta l'ora di parlare del disco. Pensate ai Melvins meno scherzosi ma piu' psichedelici, come se il sarcasmo di King Buzzo fosse sostituito dall'indolenza di Josh Homme del primo disco dei QOTSA. Suoni tellurici, brani ricchi, canzoni da headbanging forsennato. Quello che non funziona e' "solo" la personalita': a tratti sembra un disco dei Big Business, che gia' di personalita' non brillano. In piu' il disco suona slegato, come se non fossero sicuri quale strada percorrere. Brani stellari si intervellano con episodi decisamente piu' deboli, alcuni vere e proprie cover dei Melvins sotto falso nome.
Certo, chiunque porti avanti la scuola dei Melvins merita rispetto e, se solo riuscissero ad avere anche successo sarebbe il segno che un mondo piu' giusto e' possibile. I Red Fang rockeggiano duro e sono sicuramente i migliori eredi di King Buzzo, a maggior ragione che attualmente sono persi in un attitudine decisamente meno affascinante di un tempo.
Io rimanderei gli entusiasmi al prossimo disco, sicuramente piu' forte di personalita' o almeno piu' a fuoco. Li promuoviamo pero' perche' ad una band del genere non bisognerebbe approcciarsi con fare critico ma semplicemente alzare il volume dello stereo e prendersi delle martellate sulla faccia...
[Dale P.]
Canzoni significative: Thrown Up, Dirt Wizard, Wires.
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