Il 10 ottobre 2007 i Radiohead "pubblicano" il loro ultimo, attesissimo, album, esclusivamente on line. Prezzo? Offerta libera. Economicamente non sembra sia stata una scelta vincente, ma forse la strada futura è definitivamente segnata. Per fortuna (per quanto mi riguarda, la musica senza un supporto fisico, non riusciro' mai a concepirla), il disco è poi uscito nei negozi il 28 dicembre.
"In rainbows" vede la luce a distanza di 4 anni dal predecessore, "Hail to the thief", un album a metà, con grandi pezzi e qualche punto debole; si capisce subito che sono state in parte abbandonate le divagazioni sperimentali dei primi anni 2000 per tornare verso i tempi di "Ok Computer" e "The Bends". Certo, gli ultimi 7 anni di carriera della band hanno lasciato un segno indelebile e la forza di questo album sta proprio nell'unione di tutto quello che gli inglesi fin'ora hanno prodotto.
Si passa da pezzi puramente rock come "Bodysnatchers" (stupenda) e "Jigsaw falling into place", alle atmosfere maliconiche di "Nude" e "House of Cards", forse la perla dell'intero lavoro, fino ai richiami dei tempi di "Kid A" di "15 step" che apre il disco.
Una dato rilevante è che siamo tornati ad una forma classica di canzone, ad una forma meno cervellotica di comunicazione; la voce di Thom Yorke è sempre splendida, graffiante e struggente, e il lavoro delle chitarre (Jonny Grenwood, come sempre, mi entusiasma per scelta dei suoni e colpi di genio) è articolato ed emozionante.
Non aspettatevi, pero', un ascolto semplice, "In rainbows" è un disco da ascoltare e riascoltare per poterlo apprezzare.
Alcune di queste canzoni non avrebbero sfigurato su "Ok Computer" e, già questo, mi basta, per ritenere la band ancora a grandissimi livelli.
Li aspettiamo per le due date milanesi, all'Arena civica, del prossimo giugno.
[Francesco Traverso]
Canzoni significative: Bodysnatchers, House of Cards.
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