Ci sono "vecchi" che riprendono a fare dischi dopo anni di silenzio per rimpinguare il conto in banca, chi per avere una scusa per andare in tour (e rimpinguare il conto in banca). Poi ci sono quelli che lo fanno per divertimento e quelli che lo fanno per ritrovare vecchi amici. Infine ci sono coloro che lo fanno perchè hanno qualcosa di nuovo da dire. Vengono in mente gli Hum che si sono rimessi in moto con l'ottimo "Inlet" dopo 23 anni di silenzio. 23 anni che dividono anche "Manic Compression" e "Interiors" dei Quicksand di Walter Schreifels. Walter che non è certo rimasto con le mani in mano in tutti questi anni, basti pensare ai suoi dischi solista e al progetto Rival Schools, idem Sergio Vega che ha preso il ruolo di Chi Cheng nei Deftones e Alan Cage che fra Seaweed, Burn, New Idea Society, Wild Arrows non ha mai posato le bacchette.
E quindi è chiaro che a rimettere mano al "celebre" marchio è stata la passione e la volontà di avere qualcosa da dire, come è sempre stato per questi splendidi personaggi. Ammetto che non sono entrato subito nel mood del disco, mi sembrava troppo "melodico". Poi, come spesso succede, ho visto un video dal vivo registrato recentemente: oltre al trio c'è Stephen Brodsky dei Cave In alla chitarra e cori. Qui mi si è accesa la lampadina e ho capito cosa aveva in mente Schreifels quando ha scritto i pezzi: post-hardcore "pop" e vagamente psichedelico. Il risultato è ottimo, una variazione sul tema della band perfettamente riuscito e che suona attuale pur avendo parecchi piedi piantati negli anni 90.
Un disco che probabilmente piacerà ai fan più giovani che ai vecchi amanti dell'hardcore. Bello!
[Dale P.]
Canzoni significative: The Philosopher, EMDR.
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