Nelle mie continue scorribande su BandCamp un paio di anni fa incrociai una band che si proponeva come via di mezzo fra il dungeon synth e il punk più stradaiolo. Dovete sapere che da quando lavoro da Flamingo in negozio ascoltiamo fondamentalmente due generi: il punk grezzo e il dungeon synth (verso l'ora di chiusura per rilassare un po' i nostri neuroni). Quest'ultimo non è altro che una versione nerd della dark ambient e fino a poco tempo fa uscivano decine di dischi al giorno. I Poison Ruin, di Philadelphia, erano questa band. Avevano pubblicato due EP e ricordo che comprai da loro la cassetta che li raccoglieva. Poi gli scrissi se volevano far uscire un CD per la mia etichetta ma mi dissero che avevano appena trovato una label che gli stampava i vinili e non volevano saturare il mercato. La label era la Drunken Sailor, splendida e ormai storica etichetta che ha pubblicato recentemente anche ottimi dischi di Liquids, Chain Whip e Stiff Richards.
Il disco non era poi molto dungeon synth. A parte l'iconografia medioevale e un paio di intro il resto era grezzo punk. Ma tolta la delusione iniziale le loro canzoni erano una bomba e mi entrarono in testa dopo pochi ascolti. Non potete capire quanto fui contento di sapere che la Relapse li ha presi sotto l'ala protettiva: stimo da sempre la label e sapere che negli anni abbiamo mantenuto i gusti simili è di conforto. In più è decisamente più facile ordinare i dischi.
Avevo qualche dubbio ma giusto scaramantico: si sarebbero trasformati? La risposta è ovviamente no. Sono migliorati? Per certi versi si. Harvest è una splendida raccolta di canzoni formidabili, cantate con piglio "street" e suonata con la giusta dose di grezzezza e i corretti ammiccamenti al mondo metal (il riff portante di "Torture Chamber" è praticamente "Sympton Of The Universe" dei Black Sabbath). Anche qui ci sono ben poche parti ambient (l'inizio del disco e qualche intro) e poi la velocità si mantiene su ritmi medio sostenuti. Cosa hanno di speciale? Niente, ma sono dannatamente divertenti. In poco tempo vi ritroverete a cantare tutte le canzoni (partite dalla title track, fidatevi) e a sperare di vederli dal vivo. Chiamatelo dark punk, horror-pop-punk, dark rock, dungeon punk. Se amate Chain Cult e Devil Master aggiungeteli alla collezione. Ma anche se non li conoscete: non ve ne pentirete.
[Dale P.]
Canzoni significative: Harvest, Resurrection II, Bastards Dance.
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