Dopo l'EP omonimo di qualche mese fa mi aspettavo grandi cose dai Pelican. Effettivamente Australasia è un gran disco, la band ha ottime idee ma, in quanto incontentabili, siamo sicuri che la band possa fare molto meglio di così.
Se paragoniamo Australasia a Panopticon dei maestri Isis, i Pelican ne escono stracciati. E' anche vero che Panopticon è uno dei migliori dischi usciti negli ultimi anni. Quindi, ad onor del vero, il paragone non regge. Ma ricordatevelo in fase di acquisto. Secondo paragone: con l'EP omonimo uscito qualche mese fa. Per me è notevolmente meglio anche quello. Fine dei paragoni/pareri personali.
Ora parliamo del disco. Per chi ha ascoltato il precedente EP faccia questa semplice operazione: +Mogwai - Melvins. Australasia è un flusso sonoro continuo che pian pianino vi porterà in una dimensione parallela completamente spirituale.
La partenza è dettata dalla carnalità potente del metal di brani come "Nightendday" e "Drought" (ovvero i primi venti minuti dell'album) poi lo spirito abbandonerà il corpo ("Angel Tears") e si eleverà accompagnato da brani via via sempre più atmosferici ed acustici ("Untitled") fino all'entusiasmante finale ("Australasia").
Avrete capito che il disco in questione risulta comunque splendido al di là dei paragoni con il precedente e con i maestri (che, in quanto tali, per ora rimangono intoccabili) e rimane quindi un acquisto obbligatorio per i fan delle sonorità post-doom-core-stoner-metal inaugurate dai Neurosis e gravitanti intorno all'etichetta Hydrahead di Aaron Turner.
[Dale P.]
Canzoni significative: Drought, Angel Tears.
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