Quando iniziai ad ascoltare Black Metal da ragazzino verso la seconda metà degli anni 90 rimasi incuriosito dal fatto che alcune band aveva svoltato in territori elettronici dopo gli esordi ultra violenti. Prima di allora era un genere che lasciavo a chi lo capiva per davvero ma, quando per esempio gli Ulver iniziarono il loro percorso al di fuori della loro confort zone malvagia, scattò in me la scintilla della curiosità. Gli Ulver non erano i primi ma erano quelli che riuscirono a far parlare di sè al di fuori di riviste specializzate come Metal Shock.
Nel 2024 una band black metal che svolta in territori elettronici non fa più molto effetto, anzi spesso denota una mancanza di idee da fine della corsa. Per gli Oranssi Pazuzu è diverso. Li seguo fin dall'esordio "Muukalainen Puhuu" che essendo un lavoro che flirtava con la psichedelia veniva proposto nei salotti stoner anzichè in quelli prettamente metallici. E meno male. Il precedente "Mestarin Kynsi", uscito quattro anni fa, è uno dei dischi più belli non solo in ambito estremo e se ci fossero meno pregiudizi verso questo genere sarebbe andato dritto anche nelle classifiche di fine anno della critica rock.
"Muuntautuja" ha la stessa potenza della (prima) svolta degli Ulver. Presentato come incrocio tra Death Grips e Portishead i Finlandesi hanno creato un nuovo modo di suonare musica malvagia usando elettronica e post punk per ridisegnare i confini del genere. Non si capisce bene se sarà una fase transitoria o un nuovo epico inizio ma mi sento di promuovere questa strada. Impossibile non sentire la malvagità apocalittica del black metal più efferato ma allo stesso tempo le strutture ambientali portano altrove come una sorta di mutaforme sonoro inafferabile. Bassi profondi, esplosioni soniche, lamiere accartocciate, batterie elettroniche, pianoforti e urla disumane sono quello che trovere all'interno di un lavoro certamente originale che impegnerà il cervello degli ascoltatori per lungo tempo.
[Dale P.]
Canzoni significative: Muuntautuja, Valotus.
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