Quattro dischi in 16 anni. I Nine Inch Nails hanno attraversato indenni tutte le ultime rivoluzioni del rock, addirittura spesso le hanno vissute da protagonisti.
Quattro dischi. Tre sicuramente eccellenti e questo?? E', forse (il tempo aiuta a capire molte cose), il primo album non capolavoro della band. Un album che, sia chiaro, distrugge più o meno tutto quello che si trova in giro attualmente ma che viene a sua volta distrutto nel confronto con gli altri dischi.
Per chi scrive, album come The Fragile, Downward Spiral e Pretty Hate Machine hanno significato molto. Questo disco, negli intensi ascolti di questi giorni, non mi ha fatto gridare al miracolo.
E' il solito viaggio nella mente oscura di Trent Reznor ma è come se mancasse la "componente pazzia" che tanto amavo nei precedenti dischi.
Reznor, con la sua voce, è sì in grado di sostenere da solo un disco intero ma la struttura rock delle canzoni toglie il valore aggiunto della band.
L'apertura è lasciata a "Beside You In Time" che tanto deve ad Aphex Twin per le atmosfere "ambientali". Un sussurro, un crescendo, lo scoprirsi dell'abisso. Trent ci rivela da subito i suoi tormenti.
"All The Love In The World" è il tipico brano "romantico" alla Nine Inch Nails. Anche qui la scuola Warp si sente, con questo brano sembra quasi che Trent voglia confezionare il suo Kid A. Oscurità, pareti liscie senza porte nè finestre. Non si può scappare.
Ed ecco che arriva "You Know What You Are": sicuramente il brano più immediato del lotto. Rock tiratissimo, con una vaga influenza noise (tipo Unsane, Helmet, non chiedetemi perchè ma la sento!).
"The Collector" e il primo singolo "The Hands That Feeds" sono i brani più vicini al catalogo NIN con una ritmica quadrata e la voce di Trent bella straffotente.
Il disco prosegue così, alternando brani tirati ad altri più atmosferici (una bella via di mezzo è "Every Day Is Exactly The Same" ma i Depeche Mode penso che attiveranno gli avvocati!) senza grossi sussulti nè grandi novità.
Da Trent ci si aspettava qualcosa di più ma forse era una pretesa troppo grossa e inumana. Per chi vuole i capolavori è pregato rivolgersi al vecchio catalogo mentre i fan saranno sì contenti ma con parecchio amaro in bocca.
[Dale P.]
Canzoni significative: You Know What You Are, The Hands That Feeds.
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