La prolificità di Aidan Baker rasenta l'inquietante. Da quante ore è composta la sua giornata? Dormirà mai quest'uomo? Ce lo domandiamo in tanti visto che, intestando dischi a sé stesso o ai Nadja o coinvolta in collaborazioni, la sua mente secerne una media di un'uscita mensile che, a volte, si restringe in quindicinale. E non stiamo parlando di roba che si trova in edicola, parliamo di musica. Certo, non si possono pretendere costanti punte di eccellenza, ma è pur vero che l'affaccendato Aidan non è mai sprofondato in bassezze e dintorni.
Il potere comunicativo ed evocativo della sua principale creatura, i qui presenti Nadja, è andato raffinandosi negli ultimi anni, quando le aree ambient si sono espanse nel tessuto umorale del duo (perché in squadra c'è anche la bassista Leah Buckareff) fino a raggiungere in "Thaumogenesis" del 2007 l'apice espressivo.
"Autopergamene", sia nel continuo gioco di immersioni ed emersioni, sia nelle stasi amniotiche è stretto parente di "Thaumogenesis". Suoni disciolti e opacizzati da una lieve nebbia acustica tentano di farsi spazio lampeggiando e svanendo, confondendosi giusto a ridosso di questa superficie semi-trasparente che permette solo di intravederli. Dopo quasi dodici minuti di sospensione affiora uno shoegaze slabbrato edificato su una distorsione rivestita di grumi luccicanti e che rallenta sempre più fino ad agonizzare e prolungarsi in un lungo respiro che si estingue con calma: questi i venticinque minuti di "You Write Your Name In My Skin" (che non di rado richiamano gli Swans di "Soundtrack For The Blind"). A far da contraltare alla placida, seppur sofferta atmosfera del brano d'apertura, giunge la greve ed elefantiaca movenza di "You Write My Name In Your Head", un asfissiante doom che strizza l'occhio ad un industrial che martella la psiche e che confluisce nei ventisei minuti della successiva "You Write Your Name In My Blood": timidi cenni di chitarra acustica gravitano come la polvere per lasciar spazio alla nuova eruzione di magma che va poi diradandosi, si assottiglia fino alla scia di voci che s'intrecciano ripetendo il titolo del brano.
Baker non rivisita la formula compositiva, che non riserva invero nessuna sorpresa per chi abbia già un minimo di confidenza con l'universo sonoro dei Nadja. Ma la cosa importa molto poco. "Autopergamene" ci solleva dal pavimento e ci accompagna in un piccolo mondo dai contorni sfumati, dove acqua, terra e cielo si compenetrano, mescolandosi in una visionaria composizione surrealista. Se alla musica chiedete di trasportarvi lontano da qui, coi Nadja il viaggio è pressoché assicurato.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: You Write Your Name In My Skin.
|