Dei Motorpsycho adoro il fatto che comprando i loro dischi non sai mai cosa succedera' una volta messo nel lettore. Inevitabilmente i primi ascolti sono fastidiosi e stridenti poi pian pianino entrano in profondita' lasciando segni indelebili. Ma chi ama i Motorpsycho lo sa: prolissita', freakettume, metal, progressive sono gli ingredienti di coloro che negli anni 90 erano bollati prima come grunge e poi come stoner e ora semplicemente come "Motorpsycho".
Dischi tripli, EP, singoli, collaborazioni, live e jam sessions, i "norvegesi buoni" ci hanno abituato a sorprenderci con dischi gia' di non facile reperibilita' (vi sfido a trovare tutti i loro dischi senza impiegare mesi e mesi di tempo) e con contenuti via via sempre piu' lontani dall'idea che mediamente si ha dei Motorpsycho.
Questo "The Death Defying Unicorn" e' un disco prog condiviso a meta' con Stale Storlokken dei Elephant9 e suonato assieme alla Trondheim Jazz Orchestra. Il risultato e' un tripudio di atmosfere fiabesche, e vaga sospeso tra jazz-rock, King Crimson, Genesis buttando qua e la' distorsioni "moderne". Sembra che i nostri provino a modernizzare (ma moderatamente) un genere che ormai e' patrimonio dei nostri nonni. Il risultato e' decisamente meglio dei Mars Volta, o di tanto metallume da ingegnere (Porcupine Tree? Opeth?) e non pone ne' un inizio ne' una fine alla carriera dei Motorpsycho.
Semplicemente: "The Death Defying Unicorn? ah si, e' quello prog!"
Almeno non hanno fatto un disco dubstep come i Korn.
[Dale P.]
Canzoni significative: The Hollows Land, Into The Gyre.
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