Si fa sempre un gran parlare di album doppi fondamentali come "Zen Arcade" o "Double Nickels On The Dime" ma troppo poco di "Demon Box". Eppure i Motorpsycho erano giovanissimi e totalmente indipendenti esattamente come gli eroi dell'hardcore Husker Du e Minutemen: allo stesso modo dei genitori punk proposero un disco che era una antologia dei suoni del periodo, senza paura di mescolare le carte osando accostamenti inediti. Punk, grunge, alternative, psichedelia, stoner, noise rock, hard rock, metal vivono tutti assieme sotto il suono Motorpsycho.
L'album parte con la folk "Waiting For The One" e prosegue con la grunge "Nothing To Say", il noise rock di "Feedtime" (sembra di ascoltare gli Helmet più sguaiati), l'indie punk di "Sunchild", la follia di "Tuesday Morning", la psichedelia freakettona di "All Is Loneliness", il folk di "Come On In". "Step Inside Again" è uno stravagante dark ambient / black metal che fa da preludio alla gigantesca title track: "Demon Box" (il brano) dura 17 minuti ed è un superbo mix fra i Soundgarden di Ultramega Ok e il noise dei Sonic Youth e mostra cosa è capace di fare la band quando lasciata libera di esprimersi con gli strumenti. Dal vivo arriverà a durare anche più di mezzora.
Con questo brano siamo circa a metà disco. Inutile dilungarsi ulteriormente: "Demon Box" è il primo dei tanti capolavori che i norvegesi hanno pubblicato nella loro lunga carriera ed è un album fondamentale per il primo superamento del grunge allo stesso modo di "Badmotorfinger" dei Soundgarden, "Blues For The Red Sun" dei Kyuss, "Undertow" dei Tool, "Holy Mountain" degli Sleep. Non averlo in collezione è un delitto. Nel caso è consigliata la ristampa estesa con 4 CD, pubblicata nel 2014 da Rune Grammofon.
[Dale P.]
Canzoni significative: Nothing To Say, Demon Box.
|