Finalmente sono tornati i veri Motorpsycho. Non che "Phanerothyme" o "It's A Love Cult" fossero dei dischi brutti (tutt'altro, soprattutto il primo) ma avevamo paura di esserci persi la band impetuosa di "Demon Box" o "Timothy's Monster".
Ovviamente in "Black Hole / Black Canvas" ritroviamo sì la furia di quei dischi ma rivista con l'esperienza maturata negli anni di ricerca sonora.
La psichedelia, la vocalità sognante e lo stoner sono i tre ingredienti principali di un disco che di sperimentale non avrà niente ma che riesce ad entusiasmare per l'alta qualità delle composizioni.
E' inutile girarci intorno: noi dai Motorpsycho ci aspettiamo questo. Dischi lunghissimi e potenti, suonati con energia e che possano ricordarci solo ed esclusivamente loro (cosa che non si può dire della deriva citazionista presa negli ultimi anni). "Black Hole / Black Canvas" offre 90 minuti di heavy rock acido, riportando la band come regina assoluta dello stoner. Il basso ipersaturo di Saether (che qui suona anche la batteria dopo la dipartita di Gebhardt) e la chitarra sognante di Snah sono i protagonisti di un album che non sarà un capolavoro indiscutibile ma ci auguriamo che segni il ritorno di una band che nel corso degli anni ha disorientato i numerosissimi e fedelissimi fan con progetti di varia natura (pop, country, jazz, avanguardia) pur mantenendo l'alta qualità.
Come chiave di lettura del disco vi segnaliamo due brani su tutti: l'incedere stoner di "Coalmine Pony" (in cui sembra di ascoltare i Dead Meadows), e la delicata "29th Bulletin", la perla più preziosa fra le presenti.
[Dale P.]
Canzoni significative: Coalmine Pony, 29th Bulletin, No Evil.
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