Probabilmente non ve ne siete accorti ma il 2019 è stato l'anno dell'esplosione del Dungeon Synth. I dischi usciti sono stati decine e decine e gli appassionati si sono accapparati le limitatissime cassette con ingordigia. Seguire la scena è come tornare indietro nel tempo in cui gli artisti non avevano foto e ci si scambiavano liste di misteriose uscite con nomi rocamboleschi per attirare l'attenzione. Tranquilli, questa scena è composta da poche centinaia di persone e quasi tutti gli ascoltatori sono anche musicisti. Ebbene, questa scena ha eletto Mortiis come il padrino del genere grazie a dischi come "The Song Of A Long Forgotten Ghost" che, nel 1993, diede i natali al dungeon synth. Mortiis ebbe un discreto successo anni dopo con album di industrial metal gotico ma il culto verso le prime, scarne, produzioni è talmente cresciuto da far tornare l'ex bassista degli Emperor all'interno della sua grotta e imbracciare un tastierino scassato.
Nasce così "Spirit Of Rebellion", contenente due composizioni per un totale di più di 50 minuti. Mortiis torna allo spirito minimalista dei primi dischi, con suoni a tratti lo-fi a tratti più corposi ma sempre basati sull'uso del sintetizzatore. Non c'è molto da commentare e criticare: il genere nasce come proposta d'atmosfera per partite a Dungeons & Dragons e "Spirit Of Rebellion" centra pienamente lo scopo.
Per quanto mi riguarda non posso che applaudire al ritorno di Mortiis in questa veste, molto più intensa e suggestiva rispetto alle tamarrate degli ultimi anni.
[Dale P.]
Canzoni significative: Visions Of An Ancient Future, A Dark Horizon.
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