Al terzo disco i Miocene lasciano tutti con la bocca spalancata. Il mio compito, se non l'avete ancora ascoltato, invece è di farvi venire l'acquolina in bocca.
"A Perfect Life With A View Of The Swamp" si apre con "A Message From Our Sponsor": breve cantilena iniziale, riff Tooliano e parte rappata. Segue uno stacco e il beat diventa sempre più violento. La voce si distorce e sembra di ascoltare gli Atari Teenage Riot. La potenza cresce sempre di più, fino all'urlo finale che vi porta a "Colloquial Drug Terminology" uno splendido strumentale di quasi quattro minuti. Interferenze elettroniche, ritmi jungle e base minimale. Siamo dalle parti della Warp. Poi il silenzio e una sequenza post-rock molto gelida. La band gioca a confonderci, non vuol far capire dove ha intenzione di portarci. Ed ecco che in "Autopia" ci troviamo di fronte i Tool. Stessa ritmica, stesso incedere poderoso, stessi break. Il batterista da qua in avanti diventerà il vostro idolo. La band ha una carica devastante, suona muscolosa e molto meno misteriosa rispetto ai padri ispiratori e, di conseguenza, risulta anche maggiormente eccitante (ascoltate cosa combinano nell'incedere finale!).
Dopo il primo orgasmo avete 40 secondi di interferenze per riprendervi e poi si riparte. Ancora lo stesso incedere lento ed implacabile con la batteria epilettica a dettare le danze. "The Fall" dura 8 minuti e neanche un secondo vi sarà concesso come tregua. Il brano svilupperà almeno 3 tematiche diverse sulla stessa idea di partenza.
Con "Apologetic Submissives" siamo di nuovo dalle parti della Warp con uno strumentale denso di atmosfera. "Misogyny Vs The Common Rules Of Misconception" inserisce il rap nella consueta base elettronica. Seguirà poi un tristissimo strumentale solo pianoforte di circa due minuti. Con "Dyonisus" finalmente ritorna la potenza delle chitarre. Ma la loro forza verrà sfruttata per un tentativo di mixare le due anime della band. Sequenze di stop & go da infarto e il consueto contorcersi su sè stessi tanto caro anche ai Maestri. Se siete dei musicisti ascoltate l'album con il taccuino, potrebbe esservi utile!
"Sympathy For Gordon Comstock" è un po' la summa del disco. Prendete tutto quello detto finora e comprimetelo in 5 minuti.
Il disco, però, non è ancora finito. E neanche le sorprese: "Calliope" mixa Godspeed You Black Emperor e jazz. Il penultimo brano dura 11 minuti ed è diviso in quattro parti ed è indescrivibile. La finale "I Ain't Got No Roots" è una breve filastrocca acustica perfetta per chiudere un album immenso e sterminato.
I Miocene dimostrano come la musica si presti ad infinite variazioni, sia minime che clamorose. Il disco non è certamente perfetto, sicuramente prolisso e capita che perda tensione e filo conduttore. Ma allo stesso tempo è la cosa più stimolante che mi sia capitato di ascoltare di recente. Se solo la band osasse di più nel crossover tra elettronica e metal tooliano sarebbero perfetti. Ma forse anche più prevedibili.
Riflessione finale: in tutto il tempo di lettura della recensione vi state chiedendo cosa c'entri l'elettronica con i Tool?? Vi svelerò (ma non è un gran segreto) che Squarepusher è uno degli artisti preferiti di Maynard e co. E probabilmente i Miocene sono partiti proprio da questo presupposto per sviluppare le loro, straripanti, idee.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
|