E' da un po' che i Meshuggah sembrano un po' allo sbando: dalla crisi frusciantiana di Thordendal ai problemi alle mani del batterista Tomas Haake gli ormai 30 anni e passa di attività iniziano a farsi sentire. Anche gli ultimi dischi non hanno abbattuto la barriera dei fan come fecero gli album da "Obzen" in giù. "Koloss", "The Ophidian Trek" e "The Violent Sleep Of Reason" sono dischi ottimi che però hanno mostrato una band che ha finito di innovare e che sta semplicemente perfezionando il proprio suono. Un po' come successo recentemente agli amici Tool con "Fear Inoculum": tanta attesa, poche sorprese.
Il tutto però è curioso perchè le sorprese dei Meshuggah (come quelle dei Tool) sono da sempre nei dettagli e nella capacità di interpretazione di segni astrusi. Chi li ama adora perdersi a contare i tempi complessi, provare a cantare sopra a riff storti e disumani e a godere ogni volta che parte un assolo fusion di Thordendal. Elementi che nessuna band djent è in grado di replicare, nessuno stacco metalcore vale un break dei cinquantenni di Umea.
Però, come suggerisce il titolo, gli ingredienti sono decisamente "Immutati". "Immutable" potrebbe essere uscito nel 2002 come nel 2012 come probabilmente ne uscirà uno simile nel 2032. E' un disco che preso da solo è un capolavoro ma che si deve confrontare a degli apici come "Destroy Erase Improve", "Chaosphere", "Nothing", "Catch Thirtythree" e "obZen". I Meshuggah sono diventati da band "progressiva" a cloni di se stessi come gli AC/DC? Forse l'unica sperimentazione rimasta sarebbe proprio quella di suonare in 4/4. E' strano a dirsi ma è così. Ma come per gli ascoltatori degli AC/DC chi si saprà accontentarsi godrà parecchio.
[Dale P.]
Canzoni significative: They Move Belove, The Abysmal Eye.
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