Fra le decine di titoli nel catalogo dei Melvins, "Stoner Witch" passa sempre in secondo piano. Eppure, più come gli altri dischi racchiude il genio e la follia tipica della band.
Premettendo che per loro non esista il capolavoro assoluto come normalmente è inteso per le altre band (ovvero: "questo non ti può non piacere"), all'interno di "Stoner Witch" troviamo i prodromi di molta musica "sludge/doom/post-metal/stoner" che verrà (un nome? Mastodon).
Per il secondo disco major Buzzo e co si affidano in produzione alle intelligenti mani di Joe Barresi, all'epoca poco più che un esordiente (in futuro lo vedremo con Kyuss, QOTSA, Tool, Jesus Lizard). Risolvono anche i leggendari problemi di basso affidando il quattro corde (Fender) a Mark D, per il sottoscritto il compagno più "in linea" con i gusti del duo Buzzo/Crover.
Questo "dream team" pubblicherà quindi l'ultimo disco di un ciclo "normale", prima della rinascita su Ipecac.
Un disco che non conosce cedimenti, pur essendo nella seconda parte decisamente sperimentale e drogato, anticipando le ricerche ambientali dei SunnO))) (At The Stakes). La forza del disco è, forse per la prima e unica volta nella storia dei Melvins, nelle canzoni e nei suoni.
Ecco perchè è, paradossalmente, il disco meno amato. Quello che avrebbero potuto fare dei fan ispirati da loro (e infatti, anni dopo, è il disco che ritorna più spesso nei ricordi presenti in altre band) più che i Melvins stessi.
Per certi versi è quindi il disco più maturo.
Come "Houdini" o forse anche di più, "Stoner Witch" è l'album consigliato per avere una panoramica del suono Melvins e per capire l'influenza che ha esercitato negli anni. Ma anche il primo passo per studiare il catalogo Amphetamine Reptile.
[Dale P.]
Canzoni significative: Queen, Revolve, Roadbull, Magic Pig Detective.
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