Ridendo e scherzando (ma neanche tanto) i Meganoidi sono più di dieci anni che calcano le scene musicali italiane. In modo trasverale e per molti versi sconsiderato ma pur sempre "artigianale". Ovviamente nel senso migliore del termine: "Al Posto Del Fuoco" è prodotto e registrato da Mattia Cominotto (il chitarrista) presso il Green Fog Studio (lo studio) e pubblicato tramite Green Fog Records (l'etichetta). Come se non ci fosse bisogno di interventi esterni. Come se chiunque possa distrarli dall'obiettivo, spesso folle, di fare un disco "nuovo".
Li abbiamo lasciati con Granvanoeli, solido ma allo stesso tempo fragile disco in sospeso fra post-rock e cantautoriato come in una delirante somma Grails + DeAndrè. E precedentemente ci fu l'EP And Then We Met Impero, un unico flusso sonoro in cui si incrociavano curiosità progressive, anima hardcore, rock obliquo e sperimentalismi assortiti.
Questo riassunto è per chi (molti) è rimasto a Zeta Reticoli. Con buona pace di chi li vuole ancora (e ce n'è) Supereroi.
"Al Posto Del Fuoco" è un disco puramente rock, come non ce ne sono più da tempo, formato da ottime canzoni, orecchiabili ritornelli e stranezze assortite.
Il disco inizia con "Altrove", pestone alternative rock anni 90 con chitarre affilate e un timido bridge con tromba straziante. "Aneta" , il primo singolo, ha un incedere decandente e vagamente industrial a cui fa il paio un ritornello contagioso ma intelligente. "Dighe" è un midtempo capace sia di scuoterti che di cullarti ma ha il ruolo di preannuciare il rallentamento dell'album che avviene con la successiva "Dune", già evocativa di umori spaziali fin dal titolo.
I Bpm si abbassano e si recupera l'oscurità di Granvanoeli. "Scusami Las Vegas" e "Ima Go Go" tornano al rock ma con chitarre arpeggiate e tempo robotrock. "Mia", invece, sembra la risposta briosa a "Zeta Reticoli" e probabilmente è il lasciapassare per la maggiore visibilità.
Si rallenta di nuovo il tempo con "Solo Alla Fine" e si raggiunge l'ultima "canzone" vera e propria del disco: "Your Desire".
L'apice del disco però lo troviamo con gli ultimi due brani: Stormo e la title track. La prima è la più riuscita commistione di post-rock, sludge, post punk (CSI) e forma canzone che abbia mai avuto modo di sentire, come comprimere "And Then We Met Impero" in 4 minuti e 30. "Al Posto Del Fuoco" è un finale esplosivo e destabilizzante come meglio non si poteva chiedere.
Mi rendo conto di essermi dilungato a raccontare per filo e per segno un album che va ascoltato e in cui ognuno di noi troverà qualcosa per cui amarlo.
E' fondamentalmente la summa di tutto quello che i Meganoidi hanno fatto di buono (e infatti non ci sono chitarre in levare) con qualcosa in più. Riusciranno anche stavolta a scontentare e a esaltare, ma la notizia buona è che il viaggio della band prosegue. Chissà se gli ingredienti del sound sono giunti a maturazione e se manca ancora qualcosa... lo vedremo "solo alla fine"...
[Dale P.]
Canzoni significative: Stormo, Dune, Al Posto Del Fuoco.
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