Sarebbe bello se Brent Hinds e Troy Sanders imparassero a cantare come si deve. Ma d'altronde, apportando una precisa sostituzione nella celeberrima frase di Don Abbondio, se uno il talento non ce l'ha, non se lo puo' dare. Paradossalmente, Brann Dailor fa un figurone filando liscio come l'olio nei suoi interventi, e dire che ha il suo bel da fare dietro le pelli: quando sostiene i due sguaiati compagni di microfono nei refrain di "Divinations" e "Ghost Of Karelia" evita il tracollo generale. Brent Hinds ha quel timbro nasale e roco che si tramuta in gracidio fastidioso, un lamento gracchiante quasi insopportabile. Troy Sanders, oltre ad avere limiti d'estensione palesi, barcolla sulle tonalita' come un ubriaco marcio che cerca la via di casa dopo la sbronza quotidiana. e' spesso in difficolta', e dire che le parti sono sue, le ha scritte lui. Bill Kelliher, dal canto suo, non canta mai, forse perche' ha del sano amor proprio da difendere.
L'appunto principale a questo primo live ufficiale dei Mastodon va tutto rivolto alle voci. I quattro di Atlanta si ostinano a produrre materiale melodico, ma senza un cantante capace di riproporre dal vivo quanto si registra in studio, quelle voci da ranocchie e quegli acuti strozzati suonano davvero brutti, se non addirittura ridicoli.
Sull'esecuzione strumentale dei brani, nulla da eccepire. La band, qui ripresa in un set suonato il 19 ottobre 2009 all'Aragon Ballroom di Chicago, ripropone l'intero "Crack The Skye" - rispettando l'ordine della tracklist ed elevandone al cubo la potenza - piu' qualche estratto dai lavori precedenti, invero poca roba.
"Divinations", "Ghost Of Karelia" e "The Czar" si confermano grandissime canzoni, dotate di un gran tiro e di ottime strutture strumentali - anche se si sente il consueto lifting dei suoni in studio. La intro di pianoforte posticcio di "The Last Baron" e' pero' da denuncia alla Buoncostume. Troy Sanders da' il meglio di se, in termini vocali, quando scatarra nelle parti che furono di Scott Kelly in "Crack The Skye" e "Aqua Dementia" (unico estratto da "Leviathan"). Parte il riffone math di "Where Strides The Behemoth" e ci ricordiamo che i Mastodon sono una strepitosa macchina metal e quel suono caterpillar, andato perso in copiose quantita' negli ultimi due album, ci manca. Buona senza troppo esaltare la cover della formidabile "The Bit" dei maestri Melvins.
Mostri di tecnica strumentale, autentici cataclismi acustici quando s'improvvisano cantanti, i Mastodon per lo meno qui depurano in parte "Oblivion", sfigurata in quella drammatica performance al David Letterman Show di un paio d'anni fa - il video, se ne avete il coraggio, potete visionarlo su YouTube - in cui, tra suoni fiacchi e voci da murarsi le orecchie col cemento armato, fecero una figura ai limiti dell'imbarazzante.
[Marco Giarratana]
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