Anche stavolta i Linkin Park riescono a farmi scivolare il loro ascolto addosso, in superficie e senza penetrarmi. Ci provo, ma non passa nessun brano senza che ne attenda la fine. Già, aspetto che la smettano di storpiare riffs deftonesiani più che abusati e rigurgitati in versione squallidamente ruffiana. Non mi emoziona. Le "idee" sono rubacchiate nel glorioso passato crossover, ridotte a propaggine stanca di quello che i nostri hanno intrapreso: un processo di "popizzazione" del nu-metal. I suoni sono troppo puliti, il cantato non esprime nulla di sincero. E' tutto troppo studiato, fastidiosamente calcolato. Le 2 voci sembrano il dialogo di 2 fratellini (odiosi). Uno chiede alla mamma la cioccolata con tono innocuo e ripetitivo, ma non ottiene nulla e rinuncia. Allora ecco l'altro, prepotente e capriccioso, che inizia a strillare perchè questo è il solo modo che conosce per ottenere ciò che vuole, mentre gli fa il verso "rappando". E non è detto che ciò che vuole sia quello di cui ha bisogno. Ma continua a far finta, a strillare anche se non necessario. E' il solo modo con cui esprime la sua inoffensività. Passi la prima volta, ma al secondo disco trovo grave una mancata maturazione. Se fossi la madre proporrei loro il gioco del silenzio: chi più tace, più ottiene.....
[Shizu]
Canzoni significative: Breaking The Habit, From The Inside
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