Immaginate di ritrovarvi in un qualunque locale di Providence, negli USA. Di fronte ai vostri occhi, in totale guerrilla-style, un batterista mascherato suona come in preda ad un isterismo convulso e violento, farfugliando e urlando in un microfono di un telefono spiaccicato sulla bocca. In sua compagnia c’è un bassista, apparentemente più composto, che attraversa e sviluppa sonorità multiple basso/chitarra/banjo, il tutto arricchito da effetti d’ogni sorta.
Ma chi sono quindi i Lightning Bolt? Un duo che dipinge su un’unica tela noise, punk, drum’n’bass, hardcore, rock, non lasciando il benché minimo vuoto sonoro. Un concentrato di energia che persiste da ben 25 anni. E il nuovo album, Sonic Citadel? Rappresenta una sperimentazione al contrario, ovvero verso la melodia. Un processo inverso, una strada che riporta i Lightning Bolt, anche se solo per alcuni istanti, ad un pianeta più vicino alla terra, ad una struttura dei pezzi più canalizzata, ma sovraccaricata di incisioni, e linee vocali più definite.
Volete essere presi a pugni in faccia da una filastrocca per bambini? Eccovi "Blow to the Head". Avete un attitudine più punk-hardcore? "Hunker don’t" è d’obbligo. Irrimediabilmente alla ricerca di cacofonia e no sense? Ascoltate "Big Banger".
Con i Lightning Bolt non c’è scampo, ti accerchiano come una tempesta di sabbia e ti risucchiano nel loro vortice caotico e sonoro, lasciandoti piacevolmente disorientato e appagato.
[Eleonora Rocca]
Canzoni significative: Hüsker Don’t, Van Halen 2049.
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