Ascoltando un album si può prescindere da tutto quello che si muove attorno ad esso? Può risultare inutile parlare delle vicissitudini se queste hanno contribuito a plasmare l'identità di un album o del gruppo stesso?? Ma è utile ripetere per la miliardesima volta la storia del furto in casa, della galera, delle droghe, della band allo sbando e della tendenza all'autodistruzione?? Bene, queste cose le sapete già (e se non le conoscete andatevele a leggere da qualche altra parte!) e sappiate che fondano la struttura stessa del secondo album della band più chiacchierata d'Inghilterra.
Che i Libertines siano (a parere di chi scrive, sia chiaro) la migliore band inglese dai tempi dei La's se ne evince ascoltando ogni nota di questo album omonimo. Chi li conosce bene e li apprezza capisce al volo che le chiacchiere su di loro sono tutte reali. Il primo album era un capolavoro di obliquità. Le canzoni ruzzolavano come fa un ubriaco quando cerca di tornare a casa. L'album della consacrazione (perlomeno mediatica) è un tentativo di ripresa fallito miseramente. I nostri sono ancora ubriachi e cercano pure di convincerci di non esserlo!!!
Splendido nella sua depravazione, nell'aria da disco per bene che maschera perversioni disumane (i nostri sono "libertini" mica per niente!), nel suo essere canticchiabile come un canto da osteria qualsiasi innescato da qualche ubriaco solitario e triste.
I Libertines sono fantastici nella loro instabilità, nella loro indolenza ma anche per la capacità di creare brani semplici e immortali. E se produce Mick Jones un motivo ci sarà!
[Dale P.]
Canzoni significative: Can't Stand Me Now, The Man Would Be King, What Katie Did.
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