Siamo senza dubbio di fronte ad uno dei gruppi più interessanti venuti allo scoperto in questo primo scorcio di 2007. I Lesbian da Seattle giungono all'esordio su lunga distanza licenziando “Power Hor” per Holy Mountain, etichetta attualmente al centro dell'attenzione di non pochi tra pubblico ed addetti ai lavori.
Difficile classificarli se non per mezzo del termine “progressive”, nonostante i puritani avranno non poco da obiettare a riguardo, ma è sotto gli occhi di tutti come tale nomenclatura stia assumendo nuovi tratti somatici negli ultimi tempi. Nei momenti più feroci la band si avvicina alle latitudini del black metal e del death, non disdegnando affatto improvvise accelerazioni con blast-beats caotici ed infernali. Anche l'approccio vocale, nelle sue esigue apparizioni, ha chiari riferimenti ad uno screaming tipicamente nord-europeo. I Lesbian, lungi però dal mantenersi costantemente tangenti alla furia senza compromessi del metallo estremo, ampliano le soluzioni attraverso tessiture psichedeliche che si abbeverano tanto al post-rock quanto a contemplative nebbie che sanno anche di ambient. In diversi momenti mi hanno ricordato non poco i Conifer, misconosciuta band di Portland (che vi consiglio di tenere sott'occhio, tra l'altro) stilisticamente affine ai Nostri: le due band si spartiranno il palco in autunno.
Alcune sezioni rimandano alle cadenzate andature tipiche dello stoner/doom, complici anche riff squadrati dalla ritmica tarda (tutta la coda finale di "Powerwhorses") mentre la concatenazione di diverse strutture conferisce alle quattro composizioni ivi presenti i connotati della suite, arrivando a toccare durate ragguardevoli (parlano chiaro gli oltre sedici minuti di "Powerwhorses" ed i quasi venticinque di "Loadbath").
Eterogenei ma non per questo slacciati o incoerenti, i Lesbian dimostrano molto del loro valore. Diciamo molto e non tutto perché i margini di miglioramento sono parecchio ampi e solo il tempo ci dirà se le promesse saranno mantenute a dovere. Nel frattempo, ce li godiamo con piacere.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Black Forest, Loadbath.
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